giovedì 6 marzo 2025

Passato e presente: crescere con genitori ANAFFETTIVI e accorgersene solo quando si è ADULTI 🥹

 

Immagine generata da me con AI


L'Amore è il primo nutrimento di un bambino. Pur non essendo un qualcosa di tangibile, quando viene a mancare crea durante la crescita un senso tale di solitudine e di abbandono da fare sì che il bambino/a si chiuda sempre di più, che cerchi piuttosto compagnie immaginarie che reali. L'anaffettività genitoriale non è necessariamente sinonimo di violenza o trascuratezza quanto piuttosto mancanza di tutti quei gesti che danno calore al bambino, abbracci, parole di conforto tanto da fare sì che crescendo senta di non essere degno di essere amato, di essere esso stesso/a la causa di quell' atteggiamento da parte dei genitori, quindi scatta il meccanismo che porta il bambino a doversela cavare da solo a non dover mai chiedere aiuto; questo atteggiamento spesso continua anche durante l'adolescenza e la post adolescenza quando ad una richiesta di un consiglio il genitore dimostra fastidio, senso di seccatura. Ci sono dunque tutta una serie di frasi che il bambino cresciuto nell'anaffettività pronuncia anche e soprattutto da adulto anche se non se ne rende conto:


1) NON MI PIACE CHIEDERE AIUTO

Spesso chi ha avuto genitori emotivamente distaccati ha imparato molto presto a cavarsela da solo. Anche il gioco diventa un momento di isolamento in cui il bambino tende a trovare luoghi in cui nascondersi per sentirsi protetto. Una qualsiasi richiesta di aiuto, anche piccola, viene percepita come un segno di debolezza o come qualcosa che non verrà accolto e quindi porta il bambino/a ad un forzato senso di autosufficienza, assolutamente non normale per un infante.


2) NON MI SENTO MAI ABBASTANZA

L'assenza di riconoscimento emotivo o di un qualsiasi tipo di approvazione da parte dei genitori porta ad un livello di insicurezza estremamente elevato. Chi cresce con genitori anaffettivi ha spesso l'impressione di dover dimostrare, anche quando non ve n'è la necessità, di essere più "in gamba" degli altri per meritarsi l'amore e l'attenzione genitoriale.


3) NON MI PIACE PARLARE DI ME

Nasce una sorta di chiusura anche da grandi. Persone che apparentemente sembrano molto aperte e solari hanno la tendenza a parlare di "altro" o "altri" e poco di se stessi e dei propri bisogni. Spesso non dimostrano, anche se lo vorrebbero, l'amore, l'affetto o il trasporto verso le altre persone, faticando anche a dire un semplice ti voglio bene o un ti amo. Il bisogno di proteggere il mondo interiore solitario a cui ci si è abituati con gli anni diventa una barriera contro il possibile rifiuto o l'incomprensione da parte dell'altro.


4) SE MI AMANO PRIMA O POI MI ABBANDONERANNO

Se un bambino/a ha avuto una carenza o instabilità affettiva sviluppa un dolorosissimo timore di essere abbandonato/a, dai genitori prima e dai compagni dopo, generando rapporti spesso sbagliati e rimanendo attaccati a persone erronee per anni pur di avere quella parvenza di cura e amore che spesso invece è soltanto sfruttamento da parte di persone che percepiscono la debolezza del soggetto, e che quindi inevitabilmente tendono a trarne profitto. Prima o poi le relazioni finiscono (ma ci mettono molto poiché il bisogno di rendersi "degni" diventa sempre più forte nonostante il rapporto sia palesemente sbagliato)  ma aumenta esponenzialmente anche la paura di non incontrare la persona che potrà darci quell'amore che in fondo ci era dovuto sin dalla nascita.


AI


5) NON VOGLIO PESARE SUGLI ALTRI

Questa frase agghiacciante è sinonimo di un bisogno indotto di autosufficienza  assolutamente estremo che nasce dalla paura di essere di troppo o di essere comunque rifiutati. L'assenza di un sostegno emotivo sin da bambini crea un adulto che nella maggior parte dei casi non chiede assolutamente aiuto anche quando ne ha un perentorio bisogno.


6) MI SCUSO ANCHE QUANDO NON HO FATTO NULLA

La responsabilizzazione eccessiva e spesso estrema di un bambino che cresce senza affetto genitoriale, genera un senso di costante bisogno di giustificarsi per evitare eventuali critiche o conflitti con chicchessia. In parole povere si ha la tendenza a giustificarsi anche quando non viene richiesto.


7) NON MERITO DI ESSERE FELICE 

Quando un bambino cresce senza sufficiente o totale mancanza di affetto/amore/supporto emotivo introietta l'idea di non essere degno/a di amore. Questo sentimento, in età adulta si concretizza nel sabotaggio della propria felicità e nella difficoltà se non nel rifiuto di accettare esperienze sociali effettivamente positive.


8) SE MI ARRABBIO RISCHIO DI PERDERE L'AFFETTO DEGLI ALTRI

In contesti familiari assolutamente anaffettivi esprimere contrarietà (anche quando si è nel giusto) può avere generato nei genitori (e da chi sennò?) rifiuto o indifferenza. Per questo in età giovanile o adulta si tende a reprimere la rabbia (anche quando sacrosanta) per evitare il conflitto, per paura di essere abbandonati o non amati. In questo modo si cade facilmente preda di persone che approfittano di questa docilità per i propri scopi.


9) NON VOGLIO DISTURBARE

Questa frase è tristemente lo specchio della sensazione che il bambino/a prova non essendo mai stato al centro dell'attenzione  dei genitori e quindi vuole minimizzare la propria presenza fisica ed emotiva quasi fino a scomparire, per "non dare fastidio". Crescendo poi aumenta la convinzione di essere perennemente un peso per gli altri e si ha la tendenza di ridurre al minimo le proprie richieste emotive anche se perfettamente giustificate.


10) NON SO COSA PROVO

L'anaffettività genitoriale spesso diventa nel bambino/a una disastrosa incapacità di dare un nome alle proprie emozioni. Chi è cresciuto in un ambiente povero d'affetto o sterile può sviluppare un ABC emotivo estremamente carente faticando spesso a capire cosa prova, ma soprattutto tenta di cambiare il verso ai propri sentimenti cercando quello in cui temporaneamente si sente meglio. Molto spesso nell'adulto c'è un completo rifiuto nel provare dei sentimenti particolarmente forti o coinvolgenti.

Il bambino/a non sufficientemente considerato o amato impara molto presto a bastare a se stesso, a provare il meno possibile perché comunque è consapevole che "le sue paure sono esagerate" e difficilmente qualcuno verrà in suo aiuto per consolarlo/a. Un bambino che cerca di eccellere o essere il più bravo possibile per capire se arriverà qualche risposta emotiva che non arriva mai crescerà con la famosa frase "non sono abbastanza" di cui si è parlato sopra. Cosa assai grave perché questo lo accompagnerà sino all'età adulta influenzandolo pesantemente. Queste frasi non sono solo frasi e basta: diventano convinzioni radicate e profonde tanto da diventare una sorta di seconda pelle, tanto da fare arrivare l'adulto a dare del proprio meglio per elemosinare anche le briciole dell'affetto che gli viene forse elargito. 


AI


E' possibile cambiare questo linguaggio interiore ma sarà frutto di un percorso estremamente duro e di una consapevolezza del fatto che si hanno queste problematiche, molto forte. La cosa migliore da fare è quella di cercare degli scopi, dei traguardi e delle realizzazioni che pian piano ci rendano uomini e donne migliori anche se non abbiamo ancora accanto quell'amore che potrebbe darci una mano.
Provare tanta rabbia o rancore ora, adesso in età adulta non è una scemenza o una cosa inutile!! E' semplicemente un modo di proteggerci e quindi è bene nn sentirci in colpa ANCHE per questo, lasciamo libere le nostre emozioni finalmente!! Quando teniamo a qualcuno siamo consapevoli o no che riusciamo a prendercene cura? E allora, perché non prenderci cura, come facciamo per gli altri, anche di noi stessi? Vediamoci come quel bambino/a, quel ragazzo/a che quando aveva bisogno di un abbraccio è stato ignorato ed impariamo ad abbracciarci a coccolarci ad essere indulgenti con noi stessi. Ci vorrà tempo, moltissimo tempo a volte (si parla anche di decenni ma non demordete) ma la forza che abbiamo accumulato in tutti questi anni ci aiuterà finalmente a liberarci dal pensiero della nostra inutilità ed invisibilità. Impareremo così a brillare a vedere noi stessi la nostra luce innanzitutto e poi...la vedranno anche gli altri!!

FOTO MIA 🩵

Grazie per questo articolo ai preziosi pensieri della dottoressa Ana Maria Sepe psicologa  e fondatrice della rivista Psicoadvisor e anche grazie a me che ho saputo mettere per iscritto senza copiare 😅questi sentimenti forti e difficili da dire ed ammettere.

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Enrica Merlo
Per
MI MANCANO I FONDAMENTALI

Giovedì 6 marzo 2025

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