Foto mia: il mio adorato nonno Carando.
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Per dolcissima fanciulla che fui sempre, anch'io non ero immune certamente alle più bieche storture umane. Allora dov'ero arrivata? Che il mio adorato fratello/Olivia di Popeye era giunto a casa e in brevissimo tempo era già riuscito a combinarne di tutti i colori nonostante, appunto, fosse un bimbo in fasce, e quando dico fasce dico proprio fasce con tutti gli annessi e connessi. Dopo la rovinosa caduta dal divano a qualche giorno dall'arrivo a casa, mia madre arrivò pure a perdere il latte, fortunatamente solo per qualche giorno, per la serie "cominciamo alla grandissima". Ma torniamo a ME che alla fine la protagonista di questo pasticcio simil/letterario sono io. Io avevo un nonno. Di solito si dovrebbe averne due di nonni invece io ne avevo uno e non era nemmeno propriamente mio nonno a livello di dna, tranquilli adesso vi spiego. Per quanto avessi nei suoi confronti un'adorazione pari soltanto a quella che mia figlia ha per Loki della Marvel (Tom Hiddleston per la cronaca, un panzerotto britannico niente male, chi la va biasimando in fondo) mio nonno non era mio nonno nel senso che quando io sono nata i miei nonni naturali erano entrambi deceduti: mio nonno materno Luigi, povera creatura, morì quando mia madre era poco più che quindicenne, il mio nonno paterno, Giovanni, quando io ero ancora parecchio radicata sulla luna. Mia nonna conobbe mio nonno (nonno Carando intendo) e lo sposò (sempre con un pò di biasimo da parte di tutta la famiglia perchè non avrebbe più dovuto, a detta di molti, innamorarsi di nessun'altro al mondo invece lei si innamorò eccome e fu un amore buono fino all'ultimo morso, fino all'ultimo respiro come adesso non ce ne sono più, nemmeno nei film. Mia nonna Maria era forte; quando amava amava di brutto e nessuno poteva farle cambiare idea). Mio nonno faceva Emiliano di nome e Carando di cognome ma per tutti noi era nonno Carando. Ho scritto già di lui sul mio blog MI MANCANO I FONDAMENTALI e sinceramente io non smetterei mai di parlare di lui, come del resto di mia nonna, io li adoravo genuinamente tutti e due. Mio nonno Carando ai tempi fu commerciante di bestiame, le malelingue dicevano fosse una persona che se la tirava un tantino, io invece penso che lui fosse semplicemente se stesso: era sempre vestito in modo impeccabile e quando dico impeccabile dico che aveva pantaloni giacca e cravatta e camicia sempre perfettamente stirati, ah sì anche le bretelle, le mitiche bretelle del nonno Carando quelle che le pigliavi in mano tiravi e gli facevi fare sboinggg, e lui giù a ridere come un matto; nonno Carando rideva veramente molto credo di non averlo mai visto accigliato nonostante appunto avesse quelle sopracciglia naturalmente piegate all'insù che nel cinema d'essai sono indice di grande seriosità o crudeltà... aveva gli occhi che ridevano ed era tutto un programma. Profumava sempre vagamente di pino silvestre e i capelli erano sempre, sempre impomatati, non ne trovavi uno fuori posto nemmeno a cercarlo col lanternino; semplicemente penso che si volesse molto bene, il punto era che voleva bene anche ad un sacco di altre persone, me compresa, forse era una delle creature al mondo che mi ha amata di più insieme a mia nonna. Un'altra cosa adorabile di mio nonno era che nonostante a livello economico fossi quasi sicura non avesse problemi, anzi, non volle mai munirsi di apparecchio dentale, la dentiera via, non facciamola troppo fine; questo aiutava a fare della sua faccia già simpatica di suo qualcosa di distintivo, senza contare poi quant'era forte quando mangiava e tagliava tutto a pezzettini piccoli, piccoli per poter masticare e digerire al meglio. Aveva delle gengive durissime ed ogni tanto prendeva un mio ditino e faceva finta di mangiarmelo ed io mi scompisciavo letteralmente dalle risate... certe persone non dovrebbero andarsene mai, il vuoto che lasciano non è incolmabile, credo non ci sia un termine che definisca questo stato d'animo. Io non lo amavo così tanto perchè era il mio unico nonno, col carattere che mi son sempre ritrovata se una persona non mi piaceva non mi sarebbe mai piaciuta, io lo amavo perchè lui era amabile, sapeva farsi amare. Bene; perchè vi ho parlato in modo così prolisso di mio nonno Carando? Perchè amorevole e partecipe di tutti gli avvenimenti della famiglia com'era, figuriamoci se non si sarebbe fatto in quattro pur di essere presente prima (perchè lo era stato eccome) ma anche dopo la nascita del fagottello magrolino ma semovente che poi era mio fratello. Ogni benedettissimo giorno era lì e spesso assisteva al cambi del pannolino: in quei momenti il mio fastidio verso il nuovo venuto si attutiva molto perchè ero così intenta ad osservare l'entusiamo nei suoi occhi (sembrava che stesse assistendo ad un qualche rito sacro) che non avevo tempo di tener conto di quel mostriciattolo urlante, i miei occhi erano solo per lui (mio nonno) e basta.
Ma si sa che la gelosia è un sentimento strisciante, perverso, subdolo e serpentino: quindi divenni gelosa delle attenzioni che mio nonno dedicava al mio fratellino (mai e poi mai però il suo affetto nei miei confronti mutò, anzi; in fin dei conti ero la sua unica nipotina femmina, di maschi ce n'erano a iosa quindi godevo, diciamo così, di una posizione social/familiare piuttosto privilegiata) però... i però sono sempre abili e arruolabili nella vita di ognuno di noi. Il solo fatto che lui non lo toccasse perchè sembrava che se lo avesse fatto avrebbe potuto ammaccarlo e quella tenerezza (che col senno di poi c'era per lui come per me) nei suoi occhi così disarmante, cominciarono a farmi provare per il mio adorato fratellino, un certo fastidio, piccolino ma fastidio, un fastidiino ecco. Non le poppate - cosa c'è di più intimo di una poppata-, non le continue attenzioni che giustamente venivano elargite da mia madre alla sua volta, non le sgridate ingiuste che mi venivano appioppate scatenarono in me la gelosia ma mio nonno. Pazzesco vero? Poichè ero una creaturina piuttosto mite, non tonta ma tranquilla, non usai metodi drastici per dimostrare il mio piccolo livore, il mio livorino nei confronti del fratellino ma intanto cominciai una piccola guerra, una guerrina, nei confronti del mio bro. Me la studiai ben bene (avrei potuto intraprendere la carriera militare accidenti a me) finchè non trovai lo stramaledetto punto debole, la falla nel tessuto vitale del mio piccolo nemico: gli occhi. Non che mi mettessi a cacciargli le dita dentro, avevo studiato qualcosa di molto più subdolo ovvero: ti avvicino e non ti guardo nei begli occhi dolci e teneri di neonato vis a vis ma dalla parte opposta. In pratica io lo guardavo negli occhi standogli dietro. Una, due, tre volte facciamo pure anche quattro o cinque finchè il poverello aveva capito l'antifona e cominciava a strabuzzare gli occhi ancora prima che io mi muovessi per avvicinarlo. MIa madre va bene gli ormoni della gravidanza ancora in circolo, va bene l'allattamento che dicono renda particolarmente calme le donne ma un bel dì si avvide di quello che stavo architettando e senza alcun accenno di preavviso, una lettera di un avvocato, un avvertimento di un vicino mi mollò uno slavadenti (forse il primo di innumerevoli, thanks to my dear brother) da mille e una notte che sto ancora girando adesso; visto cosa può combinare questa costruzione emotiva malefica che è la gelosia? Che io adesso per ora smetto qui perchè devo ancora mettermi a posto la testa? Credo che la precoce spondilosi alla cervicale che mi venne verso i sei/sette anni sia stata una conseguenza del nefasto lordone preso allora. Mai fare il "Generale sopra la collina ci sta la morte crucca ed assassina" se non si ha la stoffa del combattente.
Continuum
Spero di non avervi tediati e vi informo simpaticamente che codesto racconto è protetto da copyright ma davvero davvero, nel senso che se a qualcuno gira di farlo passare per suo (come mi capitò in passato con ben 68 poesie, da ammazzarsi) son cavoli perchè è stato regolarmente autospedito ad indirizzo pec, in tal modo diventa un documento valido legalmente, grazie.
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