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Dian Fossey è nata a San Francisco il 16 gennaio 1932; zoologa, ha dedicato la maggior parte della sua vita allo studio e all'osservazione sul campo dei gorilla, in modo particolare nelle foreste del Ruanda e nel Volcanoes National Park. Il suo lavoro è stato spesso paragonato a quello che fece Jane Goodall con lo studio degli scimpanzè. Fu affiancata inizialmente nel suo studio dal paleontologo Louis Leakey e dal fotografo Bob Campbell.
Dopo un'infanzia decisamente non felice con la separazione dei genitori, il suicidio del padre per motivi economici ed il pessimo rapporto che aveva con il nuovo marito della madre che di fatto non la adottò mai, Dian conseguì il diploma a San Francisco e si iscrisse alla facoltà di veterinaria dell'Università della California, Davis, decisione in netto contrasto con il volere del patrigno che desiderava intraprendesse una carriera diversa legata agli affari che lui conduceva; naturalmente, come ben sappiamo, Dian fece quel che sentiva, invece. Nel 1954 si laurea. Dopo alcune spcializzazioni si trasferisce nel Kentucky dove diventa direttore del dipartimento di terapia occupazionale al Kosair Crippled Children Hospital di Louisville. Abbraccia in questo periodo, la religione cattolica.
Dian Fossey fu brutalmente assassinata il 26 dicembre 1985 nella sua capanna dopo una vita di importanti studi. Ci sono opinioni estremamente discordanti sulle circostanze e motivazioni della sua uccisione. Tanti, forse troppi asseriscono che se l'è andata a cercare. Il neurobiologo e primatologo R. Sapolsky in un capitolo del suo libro "Diario di un uomo scimmia" descrive con dovizia di particolari e prove pare circostanziate il carattere strutturato della Fossey. Tra le molteplici cause che avrebbero potuto scatenare nei suoi assassini il desiderio di ucciderla c'è, secondo Sapolsky, anche il fatto che Dian fosse estremamente animosa nei confronti della tribù Batwa nelle trappole della quale finivano spesso "accidentalmente" anche dei gorilla. Queste morti provocavano una rabbia quasi incontrollabile da parte di Dian la quale a volte pare non abbia agito in maniera del tutto ortodossa tagliando le reti e lasciando di fatto la tribù Batwa priva del suo sostentamento (potevano anche ricostruirle le reti) e a volte prendendo in ostaggio alcuni adolescenti del villaggio, cosa che dette effettivamente inizio alla spirale di uccisioni dei gorilla, per ritorsione. Un pò come dire che Dian Fossey era la colpevole della morte dei suoi gorilla.
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In realtà la sua estrema schiettezza i suoi metodi non certo convenzionali, anche di studio, ho motivo di pensare, dettero parecchio fastidio alla comunità scientifica, la quale trovò certo più comodo accusare di isterismo la Fossey anzichè tentare di capire i suoi estremi gesti di protesta nei confronti delle uccisioni dei gorilla di montagna, gorilla che senza il suo alacre e totalizzante lavoro sarebbero già estinti. Sicuramente la personalità di Dian Fossey fu complessa ed umanamente segnata da problematiche familiari non risolte ma da qui a dire che fu uccisa perchè gridava dietro ai Batwa credo ne passi.
Infatti il suo biografo Farley Mowat ebbe a dire nel suo libro Woman in the mists che la morte della Fossey sia da imputare in realtà a chi in Ruanda aveva interessi economici legati allo sfruttamento del turismo. Cercando di proteggere i suoi gorilla ed ovviamente il loro habitat Dian metteva i bastoni tra le ruote a questi progetti di speculazione.
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Dian Fossey fu uccisa probabilmente con un panga arnese in uso alle popolazioni autoctone. Fu ritrovata il 27 dicembre 1985 ormai priva di vita ed il suo assassino resta tuttora ignoto. La morte di Dian Fossey però risulta ancor più strana poichè usava non lasciare entrare mai nessuno sconosciuto all'interno dell'accampamento e dormiva sempre assolutamente barricata nel suo alloggio, quasi blindata. Proprio per questo all'indomani della scoperta della sua uccisione tutti i membri del suo staff furono trattenuti visto che si pensava che nessun altro avrebbe potuto avvicinarla se non loro stessi. E' palese che il mandante dell'uccisione sia stato qualcuno nelle alte sfere del governo ruandese visto e considerato che a tutt'oggi la morte di Dian è avvolta dal più fitto mistero. Il governo ruandese accusò dell'omicidio infatti uno studente americano ma si premurò di farlo solo dopo essersi assicurato che il tale lasciasse il paese. Anche Robert Sapolsky è di questa opinione.
Secondo un'altra versione la Fossey fu uccisa proprio dai bracconieri giacché con i suoi robusti e risolutivi interventi impediva di fatto loro di poter catturare ed uccidere i gorilla intralciando i loro affari. Un lungo visto di due anni era stato rilasciato dal governo ruandese proprio pochi giorni prima del suo assassinio, per questo si punta il dito sui bracconieri che vedevano la sua lunga permanenza come un intralcio insormontabile ai loro loschi ed abominevoli traffici. Secondo me fu un incrocio di interessi sia del governo che dei bracconieri. La nostra Dian aveva realmente dato molto fastidio a tutti per difendere i suoi gorilla!!
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Il nome di Dian Fossey fu, dopo la sua morte, indebitamente utilizzato dalle autorità locali per pubblicizzare il turismo proprio in quella zona. Durante il drammatico genocidio ruandese nel 1994 il campo della Fossey fu distrutto ed i luoghi di studio devastati irrimediabilmente dal passaggio di decine di migliaia di profughi in fuga dalla guerra e dai soldati. Il campo della Fossey è attualmente in ricostruzione.
Molti furono i riconoscimenti post mortem: la biografia a tutti nota e che ho citato prima e che divenne base per il celeberrimo film interpretato da Sigourney Weaver nel 1988 "Gorilla nella nebbia" che ha consegnato alla memoria collettiva il lavoro e la vita di Dian Fossey. Molti mesi prima della sua morte, forse una premonizione, la Fossey aveva accettato di firmare con la Warner Bros il contratto per girare un film sulla sua vita.
Ci sono anche dei libri dedicati a lei, due in particolare: Gorillas Dreams: the legacy of Dian Fossey scritto dalla giornalista investigativa Georgiane Nienaber pubblicato nel 2006. No One loved gorillas more scritto da Camilla de la Bedovore pubblicato nel 2005.
Non smettiamo di lottare, anche da dietro una tastiera, perchè il suo sacrificio non sia stato vano; ricordiamo che proteggendo l'ambiente e le creature indifese che lo popolano salviamo la vita a noi stessi. Forse è proprio questo che l'umanità non ha compreso.
Se amate la natura e gli animali date un'occhiata a queste pagine e alle manifestazioni in atto in questo momento per la difesa dei macachi prigionieri dei laboratori dell'Università di Torino:
GRAZIE.
Enrica Merlo 23/07/2019
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