giovedì 9 marzo 2017

QUESTA VITA CHE NON CI APPARTIENE (In vita e morte di dj Fabo)


Sono storie sono sempre e solo storie. No, non é vero, questa volta è diverso.

Vi voglio raccontare oggi la storia di dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani ragazzo milanese dalle mille qualità, dalle mille passioni. 
Di Fabo è da anni un famoso animatore delle serate milanesi  e non (prima dell'evento che cambia improvvisamente la sua vita si è addirittura trasferito in India con la fidanzata Valeria). Ama gli animali, ama la vita, la musica, dice della sua professione "mi permetteva di dare un tocco magico alla mia vita". Ha fatto il broker,  il ragioniere,ha praticato il motocross ma  la musica, la musica rimane il suo amore grande.

E determinato Fabiano, non si ferma davanti a nulla è un ottimista. Fino al 13 giugno del 2014: è notte e sta tornando a casa in auto dopo una serata in discoteca. A Fabiano cade il cellulare e mentre tenta di raccoglierlo (pensiamo a quante volte lo facciamo anche noi) urta un'altra macchina e viene sbalzato fuori dall'abitacolo. Dopo questo accadimento Fabiano è tetraplegico (http://www.abilitychannel.tv/tetraplegia-che-cosa-e/) e cieco, inizia così la sua "notte senza fine" come definisce ora la sua condizione. 

A lungo dj Fabo ha tentato di chiedere la fine dignitosa di una vita che per lui non era più tale e non aveva più scopo né senso e  nonostante l'accorato appello registrato per sensibilizzare anche il Presidente della Repubblica Mattarella (dove chiedeva di poter morire nel suo paese) non era riuscito nel suo intento.

Il 27 febbraio 2017 grazie anche all'associazione Luca Coscioni ha potuto avviare il percorso, quello che viene chiamato erroneamente a mio avviso, suicidio assistito dando un senso compiuto ad un'esistenza che non era più tale.

Probabilmente Fabiano ha voluto dare  un significato seppur drammatico, come era stato sempre il suo modo di vivere.



Se n'è parlato molto, poco, troppo, male, tant'è che oltre al dolore di vivere una vita non più tale  si deve anche combattere con la proverbiale lentezza burocratica Italiana, ma non è affatto cosa nuova. Quel che più mi ha colpita è stata una frase pronunciata da un'esponente del clero che ha affermato che la morte di dj Fabo "è stata una sconfitta". Punti di vista, agghiaccianti. 
Certo è che un'istituzione chiusa come la chiesa non sia la parte più adatta a dare un giudizio sereno e inconfutabile. È dove starebbe la sconfitta poi? Al limite la sconfitta è stata per Fabiano e la sua famiglia, col dolore della malattia ed il fatto di non poter salutare la vita nel proprio Paese.  
Ora mi metto a fare un po' di polemica... come può, un'istituzione come la chiesa con alle spalle secoli di azioni non esattamente caritatevoli  arrogarsi il diritto di dire che la decisione di  Fabiano sia stata una sconfitta? C'è aria di collusione tra una chiesa ormai anacronistica ed uno stato che piuttosto di prendere una decisione forte per conto proprio preferisce arroccarsi su vecchi dogmi che sanno di Inquisizione, santa per carità, ma pur sempre Inquisizione. E trovo, mi fa anche un po' sorridere il fatto che una religione basata su una figura innovativa come quella di Gesù Cristo possa dopo duemila anni affermare simili, mi si perdoni, sciocchezze. E questo vale per la storia di Fabiano, per le questioni dell'aborto, della fecondazione assistita, e perché no, anche dell'utero in affitto ma questa è decisamente un'altra storia. 


Bisognerebbe riuscire a mettersi nei panni di chi soffre e di chi sta accanto a queste persone non giudicare in base ai diktat. 
E per quanto riguarda la MISERICORDIA è una parola di cui spesso proprio le autorità ecclesiastiche si riempiono la bocca, spesso nonché volentieri a sproposito. Lasciamo volare l'anima di Fabo verso il posto che ha desiderato, io, noi, cerchiamo di essere tutti, chiesa compresa, davvero misericordiosi nel rispetto delle scelte, quali che siano, specie poi per QUESTA scelta. 



Qui MI MANCANO I FONDAMENTALI
Enrica Merlo
09/03/2017

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